Crociera in catamarano tra Guadalupa e Antigua

Categoria: America Centrale e Caraibi Scritto da Dausto Cobianchi

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Antille Francesi "Terre d'Otre Mer"


    Il ponte del 25 aprile è un'opportunità irrinunciabile per godersi 9 giorni in barca (compreso il primo maggio), per una meta che si è rivelata splendida e perfetta sotto ogni punto di vista. Infatti, in questo periodo, oltre al tempo generalmente perturbato che avrebbe potuto limitare il piacere della crociera, nelle acque antistanti Antigua si disputa la famosa regata Antigua Sailing Week (dal 29 aprile al 6 maggio), e nonostante l’atmosfera impareggiabile e unica della manifestazione, avremmo potuto incontrare qualche problema logistico e organizzativo proprio a causa del numero di imbarcazioni presenti nell'area oltre che di turisti che affollano l'isola per l'occasione.
      Invece tutto è stato perfetto, barche comprese, soprattutto l'equipaggio!
    La crociera avrebbe dovuto raggiungere anche Barbuda ma non essendoci barche disponibili in Antigua, imbarcandoci a Point a Pitre, in Guadalupa, le distanze e la direzione del vento, quasi sempre Sud/Est, ha consigliato di evitare troppi trasferimenti per dare l'opportunità ai clienti di godersi al meglio e con un po' più di tranquillità le tappe.
    La crociera del 25 Aprile 2007 (due catamarani) è stata proposta e organizzata dal noto operatore milanese Albatross.

L'equipaggio

    Perfetto, di quelli che vorresti sempre trovare in queste occasioni. Ben assortito e in sintonia, in ordine esclusivamente alfabetico: Cristina di Roma, Elena di Milano, Gigi di Treviso (che insieme ad Elena già conoscevo), Guido di Milano, Stefano di Milano, Veronica di Roma (amica di Cristina) oltre a Mercedes, la mia compagna, di Milano.


Guadalupa

Point a Pitre

   È la capitale della Guadeloupe, dove sono ubicati il porto e i principali marina; arrivo il sabato 21 alle 18:00; subito ci trasferiamo al marina Bas du Fort dove ci attendono i 2 catamarani Lagoon 410 di Sunsail, nuovi (febbraio 2006) e in perfette condizioni: il mio è "Habib" e quello dell'amico skipper Roberto Menolotto è "Amigo". Deposti i bagagli ci dedichiamo tutti al necessario relax per smaltire il viaggio (6 ore in meno di fuso), concedendoci una cena veloce nei ristorantini antistanti il marina. La mattina del 22, definita la lista per la cambusa e assegnati i compiti agli ospiti pronti ad "assaltare" il market, io e Roberto effettuiamo il Check In. Imbarcati i viveri è ormai l'ora giusta per un pranzo "frugale", così si procede rapidamente ad imbandire la tavola in un clima che da subito si rivela gioioso ed estremamente promettente.

    Alle 14 finalmente salpiamo con rotta Sud in direzione della isole Saintes (23 Mn), che raggiungiamo verso le 18:30 quando ormai il buio incombe.
   Dopo il consueto bagno, ci si attarda con un ricco aperitivo in barca, per poi apprestarci a sbarcare per la cena. Ma il paese è piccolo e le 21 sono ormai un ora tarda per accettare nuovi avventori, così dopo alcuni rifiuti qualcuno viene finalmente convinto a sfamarci dalle nostre splendide ragazze.
 
    Si riparte il 23 dopo la colazione, in direzione Nord Nord/Ovest, ma non prima di aver fatto tappa per il bagno nella piccola baia di Anse à Cointe: la prossima tappa è Pigeon Island, la nota riserva di Jacques Cousteau, a 25 Mn dalle Saintes. Una volta giunti sul posto, scopriamo che i gavitelli disponibili sono pochissimi e inadatti per dei catamarani, soprattutto sono assaltati dalle numerose barche di sub che le agenzie locali portano a frotte per l'immersione nella riserva. La sosta è rapida, così decido con gli ospiti di proseguire per 8 mn più a nord per arrivare a Desahier. Arriviamo al tramonto, con un sole rosso basso e intenso, in un paesaggio di casupole colorate tra le quali spicca, come sempre, il campanile.

    Nessuno, dopo aver goduto di una tale atmosfera di colori, di mare e di cielo infuocato, ha voglia di restare a cena in barca, così si cerca il prossimo ristorante, nel quale ci ritroviamo tutti (anche l'equipaggio di Amigo) a cena in un ristorantino sul mare.
    L'indomani mattina si affronterà la prima tappa lunga, 44 mn N verso Antigua, alla volta di English Harbour.

Antigua

    Nonostante il vento buono da Est, prima di vedere il passaggio per l'ingresso del porto naturale di English Harbour ci vogliono 6 ore di timone. Quando finalmente entriamo sono solo le 15:30 del 24 ma, come avevamo previsto, il marina è stracolmo di imbarcazioni e noi tentiamo di restare in circling davanti ai docks, nel bel mezzo di una regata di piccoli dinghy, nella speranza che l'Harbour Master ci indichi un attracco possibile.    L'attesa si fa lunga e improbabile, e visto il bailamme decido di portarmi all'imboccatura del porto davanti alla bella spiaggia del Galleon Beach Resort per dare fondo in acque più tranquille, tanto la serata mondana ai docks ci è garantita dal nostro tender.
 
 
    Gigi compie gli anni (vecchiaccio!) e offre una splendida e gustosa cena a tutto l'equipaggio in un ristorante sulla collina proprio sopra il Galleon, da dove si gode un'incantevole panorama della baia sottostante.
    La mattina successiva il gruppo si dedica alla visita dei vecchi Dockyards con l'immancabile shopping promosso dalle ragazze, mentre gli skipper assolvono le estenuanti incombenze burocratiche della dogana;
quindi radunato a bordo il gruppo, fatto il rifornimento d'acqua finalmente ci si muove alla volta di Green island, ma non prima di aver fatto tappa a Mamora Bay,
Sabbia bianchissima e lucente, e come sempre una struttura turistica per il massimo relax
una piccola baia a 4 mn a Est di English Harbour. L'accesso alla baia è insidioso ma ben segnalato sul GPS e una volta entrati si da fondo in 2 mt d'acqua davanti all'immancabile spiaggia bianca.
 
 
   L'acqua non è cristallina, un po' intorbidata dal fondo melmoso, ma è comunque invitante. Rinfrescati da un bagno con visita veloce a terra, si riparte per la destinazione finale della giornata per percorrere le ultime 4 mn.

Green Island

   Si svela in tutta la sua bellezza! Un reef che circonda a E una baia molto ampia ed aperta, le cui acque circostanti sono di un colore che va dall'azzurro cristallino al blu scuro passando attraverso riflessi verdi, e dalle quali emergono alcune isolette. Green Island è a poche decine di metri da noi, e ci invita a sbarcare per farci godere dalla sua spiaggia l'immancabile tramonto; così non ci facciamo attendere e approdiamo con il tender per lo spettacolo (e c'è anche qualcun'altro, sbarcato da una delle stupende barche alla fonda, che pasteggia a Champagne). La serata trascorre in ottima compagnia dei vicini di barca, con cibo, birra, vino, musica e chiacchiere.

    È il 26 mattina, il tempo è sempre stato ottimo, con una temperatura di 29°, molto ventilato, così la crociera prosegue seguendo l'itinerario previsto, ovvero girando Antigua in senso antiorario, verso Est Nord/Est, alla volta di Long Island.

    La parte Nor e Nord/Est di Antigua è molto insidiosa, i reef sono sommersi ad una profondità di 1 mt, e le compagnie di charter "proibiscono" l'accesso alla laguna attraverso il reef. Tuttavia è possibile accedervi in sicurezza attraverso l'Horse Shoe Channel, il passaggio per 206° su Prickly Pear; è Jumby Bay, Long Island, ampia baia su basso fondale
 
Vita dura per lo skipper...
Champagne e divertimento sulla nrete, sotto le stelle
Il pontile del Jumby Bay Resort
indispensabile il GPS e fortunatamente, oltre al ns. personale (il mio Geonav Gipsy 4C) il Lagoon, caso raro, aveva in dotazione un Navman (in plancia, quasi un lusso!), così siamo entrati in sicurezza nel canale che da Ovest Nord/Ovest conduce a Est su Long Island per dare fondo a Jumby Bay davanti all'omonimo resort.

Long Island

    Jumby Bay è la tipica spiaggia caraibica, un ansa dall'acqua calda, di color turchese, e dove ci tuffiamo è profonda solo 1,7 mt. Il resort è di quelli veramente lussuosi, ma la cosa non ci intimidisce, così qualcuno decide di lasciare le proprie impronte sull'arenile bianchissimo, per ammirare da vicino la qualità del posto.
    La sera è quella giusta per stappare la prima delle 2 bottiglie di Champagne tenute in serbo per i compleanni: con luna quasi piena, tutti sulla rete, deck light accesa, botto con brindisi nell'allegria generale.
    È ormai chiaro, dopo averne spiegato le ragioni, che Barbuda costringerebbe tutto l'equipaggio a sostenere due tappe di trasferimento che potrebbero rivelarsi pesanti e più lunghe del previsto, poiché il vento tende a girare a Sud. Tutti convinti, con una punta di dispiacere, di rinunciare alla incommensurabile grandezza della spiaggia di Barbuda, la mattina successiva si naviga attraversa la laguna per portarci a Est su Great Bird Island.
    Partiamo con un po' di anticipo sugli altri, e raggiunta l'isola, riesco a passare tra gli insidiosi reef per ancorare davanti alla piccola spiaggia a Nord/Ovest. Purtroppo c'è molto viavai di barchini locali che portano i turisti giornalieri. Amigo ci raggiunge, e poiché preferisce portarsi sull'ancoraggio consigliato a S dell'isola, decidiamo di spostarci per affiancarci a loro. La giornata trascorre tra bagni, pranzo e giro dell'isola in tender, attraverso i reef, dove incontriamo una razza che nuota da quelle parti.
    Per la sera, dopo aver esplorato Parham Bay dove c'è un piccolissimo paese, non avendo necessità di approvvigionare la cambusa, noi di Habib decidiamo di ritornare a Jumby Bay separandoci dagli amici di Amigo.
    L'occasione è quella giusta per gustare l'aperitivo di uno tra i Resort più costosi di Antigua, ma una volta sbarcati, l'attrazione per la cena (costosissima!) diventa irresistibile, così ci troviamo seduti a un buon tavolo vicino alla spiaggia, scoprendo che tra i pochi clienti che affollano il Jumby Bay, molti sono proprio italiani...
    Siamo ormai al 28 aprile ed è ora di portarci nuovamente a S di Antigua per poi effettuare l'attraversata a ritroso che ci riporterà su Guadalupa. Rendezvous con Roberto alla boa che marca il canale attraverso il Parham Sound dalla quale, puntando nuovamente su Prickly Pear puntiamo verso W per circumnavigare la costa di ponente di Antigua verso S con destinazione Morris Bay. La navigazione è lenta, in acque poco profonde (da 3 a 10 mt) poiché l'isola "ferma" parte dell'aria che arriva da Est Sud/Est, perciò possiamo ammirare tutte le insenature della costa Ovest fino a raggiungere il reef che a Sud/Ovest crea il canale di Goat Head, attraverso il quale navighiamo fino alla destinazione. La baia è tranquilla, ed oltre ad una barca a vela locale ci siamo solo noi. Anche qui un resort occupa la maggior parte della spiaggia. Essendo poco distanti da English Harbour unanimemente propendiamo per un aperitivo a terra, chiedendo così alla reception di chiamarci un taxi.
    Lungo la strada che porta verso il marina, una discreta offerta di cibo cotto sui barbecue degli innumerevoli "baracchini" all'aperto stuzzica l'appetito di qualcuno che non resiste dall'accaparrarsi l'ultima aragosta grigliata.
    Sapendo che il taxi attende il ns. ritorno, ci godiamo con tranquillità il giro nei Dockyard e poi si va al market di Falmouth per acquistare qualche birra ed altre bevande, giusto per tirare gli ultimi 2 giorni (la cambusa è stata davvero mirata, senza che nulla mancasse o avanzasse).
    Tappa aperitivo al bar e poi via di rientro in barca dove si imbastisce al volo il "saldo" della cena per la serata.
 

Guadalupa

    La mattina del 29 ci vede salpare con calma, verso le 8:00 direzione S/E per la Guadalupa. Si sperava di poter evitare l'attraversamento del canale che taglia a metà le "ali della farfalla" Guadaloupense, temendo chissà quale ambiente selvaggio, tra mangrovie e nugoli di mosquitoes che ci avrebbero assaltato dal tramonto. L'idea era quella di poter scendere navigando a E fino a raggiungere Sante Francois, ove dormire l'ultima notte, così da portarci sull'isola di Gosier per la mattina del 30 in attesa di rientrare a Bas Du Fort per le partenze.
    Le miglia sarebbero state veramente tante, oltre 65, e visto che il vento era girato da 150°, il Gran Cul de Sac Marin  ci attendeva, facendoci faticare per mantenere una rotta adeguata, tra raffiche d'aria a 30 Kn e groppi temporaleschi che ci bagnavano ogni tanto.
    Di tutto il periodo trascorso, questo è stato l'unico momento dove si è vista la pioggia.

    Finalmente entriamo nell'area il cui passaggio è contrassegnato da boe che indicano la rotta tra fondali di poco più profondi di un metro. Ancoriamo alla meglio per poterci ristorare dalla traversata con un bagno, giusto il tempo sufficiente per garantirci di imboccare e attraversare il canale con la luce, e raggiungere il primo dei due ponti mobili (quello dell'autostrada) che alle 4:30 dei giorni feriali vengono aperti per consentire l'attraversamento alle barche a vela.
    Diversamente dalla prospettiva, il canale, con le sue mangrovie e la sua vegetazione, si rivela un'esperienza incantevole, alla luce del tramonto, dando a tutti un senso di avventura che non immaginavamo. Raggiunto il ponte c'è solo una vecchia e malandata barca a vela di un "lupo solitario" il quale, quasi certamente avrebbe preferito restarsene solo a godersi il la quiete ed silenzio del posto (si fa per dire, visto che l'aroporto è proprio li a 500 mt!).
    Invece noi si fa festa, ormeggiati affiancati all'unico gavitello rimasto disponibile, tra scambi di cibo prelibato (Paté de Canard, polpa di granchio, pasta fredda al pomodorino fresco, ecc.) e danze a ritmo di musica latina a tutto volume, con esibizioni in grande stile di Roberto che non perde occasione di far ballare Elena, Mercedes, e la fila potrebbe essere lunga (d'altronde la sua fama di ballerino lo precede ovunque).
    La sveglia è puntata, tutti a nanna: alle 4:00 i preparativi, 4:20 motori e luci accese, si attende che il ponte sia sollevato, e ci si infila giù per l'ultimo tratto, nella totale oscurità, con gli occhi sulle boe luminose, sul GPS e sull'ECO per non insabbiarci, fino a raggiungere in 20 minuti il secondo ponte.
Ma quanto è stretto?!
Ci si passa giusti giusti, e finalmente siamo nella rada che fa da porto naturale a Pointe à Pitre.
    Ci fermiamo ai gavitelli per riposare in attesa dell'alba, e alle 7:30, mentre qualcuno dorme ancora, sotto coperta o sulla rete, metto la prua verso l'isola di Gosier che dopo 1 ora si rivela in tutta la sua caraibica rappresentazione.
    Trascorriamo l'ultima mattina sull'incantevole spiaggia di Gosier, dove il bianco della sabbia contrasta con l'azzurro cristallino del mare, con le palme che si "sdraiano"  fino sull'acqua, in un clima di relax che nasconde l'attesa di dover rientrare a Bas Du Fort dove l'ormeggio finale decreterà il termine ufficiale della vacanza. Qualcuno sta curando il barettino, presso il quale fervono i preparativi delle braci, lasciando intuire che probabilmente si potrà gustare, dulcis in fundo, l'ultima aragosta!
    Gli skippers (e relative compagne) dopo aver salutato l'equipaggio, in realtà si fermeranno ancora 2 giorni in Guadalupa, a S. Anne, giusto per tirare un po' il fiato e riprendersi dalla fatica; ma questa, è un'altra storia...
 
Trovate tutte le informazioni tecniche e organizzative per organizzare la crociera in Guadalupa e Antigua, nella relativa sezione Organized Resources , nella categoria Risorse Caraibi , oppure direttamente qui .
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